Aug 21, 2008

Una Scatola

Stava da circa 15-20 anni sugli armadi. Si e' fatta due traslochi la mia.

In molti hanno una scatola in un armadio, nel cassetto o dove sia non importa.
E' quel buco nero in cui ci finiscono tante cose e cosette che ti porti dietro o ti trovi in tasca e non ti va di buttare. Ti dici sempre: " La butto li. Un giorno ci rovistero' e ricordero'".

Oggi e' successo.

Impacchetto tutto quello che ho per metterlo in cantina. La prossima settimana si va in Australia. Per un po'... per tanto... forse...
Lei come sempre mi guarda dall'alto, e' vecchia poverina per essere una scatola. Scoppia nel senso fisico del termine, un angolo e' saltato, rotto. Ormai contiene troppo non riesco a metterla via cosi' ancora per un altro trasloco. Allora mi decido. La prendo e la metto in ordine.

Non dovevo farlo. La peggiore delle idee degli ultimi 15 anni.
O forse la migliore.

Avro' impiegato circa un'ora per rovistare, leggere, buttare, ordinare, risistemare, ricordare. Mamma cazzo che botta, come dice Fabri Fibra.
Tanta carta inutile, scontrini, biglietti aerei, cartoline non scritte e quelle scritte e tanto altro. 15 anni di tanto altro.
Poi, tira su un foglietto, butta via un pezzo di carta con mezzo numero telefono di chissa' chi, mi metto a leggere. AIA. Una vecchia fiamma di cui non riconosco la grafia, ne la firma, mi dice che mi vuole dire chissa' che cosa perche' chissa' che era successo. Leggo due righe, forse tre, non ricordo e metto li.
Biglietti, scontrini, una mappa di Los Angels, un altro foglietto. Leggo. dopo 3 parole questa volta riconosco bene la calligrafia. E come non farlo, mi hai sritto per 13 anni. Sorrido. E' un foglietto in cui mi saluti o poca roba. Lo metto li.
Carta, Cartine, oggitti vari, pezzi rotti di giochi o non so che. Una lettera di mio padre. O meglio l'unica, e' del giorno che mi sono laureato. Leggo tre righe e metto li.
Una lettera del "nonno Vittorio". E qui cominciano le botte. Non ricordavo nemmeno mi avesse mai scritto quell'uomo. Mi voleva bene come se davvero fossi suo nipote. Mi parla e mi sostiene per la decisione che ho preso di mollare la medicina per fare grafica 3d. Lui non sa cosa sia cosi' ha chiesto a un suo conoscente di spiegarglielo. La cosa gli garba. Mi incoraggia. Sorrido commosso e metto li.
Affiornano delle foto, amici, gente, gente conosciuta e non, persone dimenticate che ti ritornano addosso, ricordi perduti.

E' qst la forza inaudita di qst oggetto, conservato e costruito per tutti qst anni con cosciente masochismo. L'ho fatto sapendo che un giorno qst sarebbe successo, anche se forse non credevo sarebbe successo cosi'... cosi' forte.

Perdo la nozione del tempo. Passano i minuti, passano i ricordi. Le cose piu' divertenti sono le vecchie foto, i foglietti e le lettere delle ex fidanzatine.
Tra una cosa e l'altra i tuoi foglietti, lettere, scarabocchi, post-it e fazzoletti, sono diventati tanti. Sono sparsi e riemergono in senso assolutamente casuale dal fondo della scatola.
Dalla confusione dei primi mesi, all'amore crescente degli anni successivi, alla rabbia degli il utimi tempi, tutto ritorna su ogni 5, 6, 10 cianfrusaglie. Dal 1993 al 2002. Non li leggo piu' neppure tutti. Quando riconosco la tua calligrafia metto li.
Ma adesso "li" ha un posto riservato, una busta.

Poi il grottesco. Il contratto della San Pio X (6 Novenbre 1996), quello della Tecnites, il libretto di lavoro e le fatture per l'acquisto dei primi computer. Mamma mia. Anche adesso e ripensarci mi si blocca lo stomaco.

Mancano 4 cazzate ed e' finito. Due sacchi neri pieni di spazzatura inutile e la scatola di nuovo in ordine pronta a fagocitare, digerire, risputare al momento giusto i prossimi anni.

Ma come in ogni favola che si rispetti prima del "vissero felici e contenti" c'e' il colpo di scena. E' un post-it piegato, si e' incollato, e' scritto a matita e quando lo apro si legge male, e' scolorito.
1997. Mi dici che tu ed Eleonora mi aspettate a casa la sera, che mi amate e che sono l'uomo di casa. Rimango di sasso.
Adesso lo tiri fuori merda di una scatola il bigliettino? Alla fine? Almeno se propio devi, non essere banale. Stava andando tutto bene, era finito.
Piango. E metto li. Nella busta.

Altra cartaccia, qualche foto e un biglietto di auguri di Natale scritto dai tuoi (questo finisce nella spazzatura), locandine, vecchie fatture. Fine. Finito.

Aug 8, 2008

Una nuvola nel cielo

Il cielo e' di un blu fisso quasi costante, quasi fastidioso. Sta laggiu' in fondo di un'unica tonalita' come se qualcuno avesse preso un cartoncino colorato e lo avesse appiccitato la in fondo.
Per dirla come direbbe Giorgini : "Ffffffff PA", sbattuto la.

Lo guardo un po' incoscio (nel senso quasi incoscente, in coma insomma). Fuori ci sono 32 gradi, dice il termometro della macchina, e qui dentro molto pochi meno. L'aria condizionata e' scarica e tira fuori una roba tiepidina. Si schianta dal caldo e il sole batte a picco del parabrezza.

Li in mezzo a sto coso blu, disegnata come con un pastello, una nuvoletta, una sola, da sola, rotonda, piccola, sola, bianca... e se la gode.

Autogrill

Sono seduto solo a pranzo e al tavolo a fianco a si avvicina un tizio (sui 40 forse meno). Appoggia sul tavolo un seggiolino con una minuscola creatura e comincia i soliti versetti che tutti i papa', mamme, nonni, nonne e altri esseri umani fanno a un affare lungo 55 cm e poco piu' che 5 kg. Segue a distanza di un minuto la moglie con la figlia piu' grande, avra' 4 anni forse.

Lui e' felice, tanto, e si vede che e' una persona solare allegra non e' felice adesso, lui e' felice punto. Ha sposato la donna che ama, la ama ancora, ha due bambini piccoli e un nido d'amore perfetto. Fa tenerezza per certi versi.

Lei e' spenta. Cioe', e' tanto carina, una mamma affettuosa, attenta, una moglie gentile. Si parlano con tenerezza. Non la tenerezza dei fidanzatini, ma la tenerezza di chi ormai si conosce da tempo e si vuole bene. Ma e' spenta

E' spenta dentro. Ha sposato l'uomo che l'amava (ma non quello che lei sognava), il bravo ragazzo. Ma la vita poi le si e' spenta tra li mani presto, troppo presto.
Chiede al marito di portarle qualcosa intanto lei resta con i bambini e lo guarda, quasi implorandolo. Sembra dire: "MA NON LO VEDI?!?! Sono mesi che mi faccio scopare dal ragazzo del 3 piano, quello appena arrivato. Sono una puttana prendimi a sberle. Attaccami al muro e urlami in faccia che sono una troia. FAMMI VIVERE!!!
Poi pero' schiacciami la faccia nel cuscino strappami le mutande e sbattimi. Nono voglio fare l'amore stasera, voglio che mi scopi!".

La bambina piu' grande parla. E' una macchinetta parla senza sosta come tutti i bambini a quella eta'. hanno il loro gioco e lo ripetono all'infinito. Lei le sorride affettuosa e spenta, sognante.
E' una brava mamma, una brava donna, ma lei voleva Brad Pitt, in quel film che non ricordo, dove le donne le prende e le sciupa e lei vorrebbe essere sciupata d'amore. Aspettare sulla riva la vela del suo amore che torna e nei film torna sempre.
Ha la vita rovinata dai rotocalchi, dalle pagine di pettegolezzi e moda. Vuole o crede di volere qualcosa che non esiste nella realta'.

E sogna vicino a un uomo che il suo sogno ce l'ha li, seduto al tavolo di un autogrill della A4.

Ho finito il mio pranzo, chiudo il libro, mi alzo e vado... con un po' di malinconia... gli occhi di lei mi hanno messo tristezza.
La gioia di lui mi ha scioccato.

Aug 7, 2008

Schizzi in Parole

Schizzi in Parole e' un piccolo e personalissimo esperimento letterario .

L'idea mi e' venuta oggi a pranzo. Ero fermo in un autogrill (da qui il nome del primo schizzo) e una famigla di 4 persone mi siede a fianco.
Quante volte guardando una persona ci si fa un film sopra immaginando nel bene e nel male chi sia, cosa faccia, da dove venga e chissa' cos'altro? Ecco quello e' uno schizzo in parole.

Si tratta di applicare la tecnica del disegno alle parole. Cioe', molti blog e portfolio di colleghi e amici sono pieni di schizzi : persone nell'atto di fare qualcosa, animali, paesaggi, oggetti etc etc. Tutto sempre rigorosamente schizzato, velovemente, abbozzato, accenato; il senso e' quello di dare l'idea, l'emozione, l'atteggiamento.
Ebbene questo mio piccolo esperimento o esercizio ha l'intenzione di fare la stessa identica cosa, ma con le parole. Dare lo spunto per fantasticare, ma senza dire come va a finire. Come la linea di un schizzo che ti fa intuire la forma, ma non la chiude. La percezione di chi gurada e' di capire comunque di cosa si tratta anche se il disegno non e' finito, se lo immagina in un certo senso il finale, come si chiude la linea, e se raccontassimo tutto fino in fondo o chiudessimo la linea per finire il disegno perderemmo il gusto , il piacere, la poesia dell'immaginazione.

bhe ovviamente il tutto in poche righe... se no che schizzo sarebbe.

... :)