Oct 14, 2009

Il Re Rosso

E' un periodo che sono ossessionato da un pensiero ricorrente:
"come puo' esistere la vita che non sia la mia?".

Si, come puo' esserci una vita, una persona, un animale che vive una vita che io non vedo e non conosco. Com'e' possibile?

L'altra mattina nel corridoio che porta dal bagno alla porta dello studio, un corridoio lungo e tortuoso, ho incrociato e fatto la strada con un tizio. Mai visto. Mi cammina avanti pochi passi, fa la stessa strada per due o tre curve del corridoio poi a un bel momento lui gira a destra ed io me ne vado a sinistra.

L'ossessione ritorna.

Dove va? Che vita vive? Chi conosce? Chi ama? Cosa lo rende felice? e cosa lo fa incazzare?

Lo stesso pensiero mi prende quando incontro gli amici. Cosa fanno e cosa sono quando io non li vedo?

Come fanno?
Com'e' possibile?
Come?!?

Allora mi viene in mente un verso di un racconto di Vecchioni che dice:
"... Tu esisti soltando quando il Re Rosso ti sogna"

Sep 30, 2009

Ricordi e Ritorni

Questo mese e' fatto un po' di ricordi e di ritorni allora mi piaceva di riportare due cosette scritte tempo fa e rimaste laggiu':

1. la storia di una mela...

quando ero piccolo,
guardavo mio padre e pensavo che quello era l'uomo che avrei voluto essere da grande,

poi crescendo, da ragazzo,
ho pensato che avrei voluto cambiare,

una mattina, da grande,
allo specchio ho scoperto di essere diventato propio come lui,

cosi', sorridendo, mi sono ricordato di quello che mio nonno una volta mi aveva detto:
"Federico... noi siamo come le mele...
e una mela non cade mai lontano dal propio albero."

"Vai figlio mio, vai,
costruisci il tuo mondo e sii libero,"

e' la mia voce o quella di mio padre?
o di mio nonno?

... o di mio figlio?

fit.



2. poesia...

per te, una donna, un ricordo, un'idea, un amore, un passato, un'amica, un presente, un sempre...



svegliarmi quel pomeriggio d'estate... a 14 anni,
rivivere la vita che ho vissuto
sbagliare ancora,
come prima,
non cambiare nulla,
non avere imparato,
non aver capito,
non ricordare,
solo per poterti amare ancora,
e rivederli li, cosi' piccoli, tra le mie braccia
e poi ancora,
fino a risvegliarmi quel pomeriggio d'estate, quando avevo 14 anni.
e amarti ancora.

ora posso piangere, tanto nessuno vede, anche se guardano...


fit

Aug 12, 2009

Bar Grandi

In piazza, all'angolo con il corso xxii Marzo, c'e' un bar, il Bar Grandi per l'appunto.
Dai tavolini antistanti si vedono i giochi dei bambini della parte bassa della piazza, tagliata in due dal corso.

A gestirlo e' una famiglia immigrata da 2 o 3 generazioni dal Sud. Padre, madre, il figlio maggiore e tre sorelle dai 35 ai 15 anni.

E' uno spettacolo. Adoro quel posto. E poi (e non e' poco) sono interisti!

Uno spaccato di quell'Italia piu' semplice e genuina. Uno di quei posti, come ce ne sono tanti nel nostro paese, dove la parola Italia ancora non ti fa schifo sentirtela in bocca, dove ti piace fermarti e passare il tempo.

A tirare la carretta c'e' Mario, il capo famiglia. Un uomo bello in carne, buono, tranquillo sempre sorridente. La sua ombra e' Nicola che "studia" per prendere il posto del padre a tempo debito. Un ragazzo davvero in gamba, uno che il suo lavoro lo sa fare sul serio!!!
Poi ci sono le signore. La mamma Mara, la tipica donna pugliese. La Maria (la mia preferita) una ragazza sulla 30ina, delle sorelle la piu' solare ti accoglie sempre con il sorriso, a volte acida, ma con quel non so che... mi fa impazzire! E poi Samantha, la sorella in mezzo, gran figa! Molto milanese. A chiudere la fila Valentina, una giovanissima 15enne sulla strada giusta per seguire le orme delle sorelle maggiori.

A popolarlo ci sono una serie di personaggi fenomenali. E sicuramente, visto con gli occhi di qualcun' altro, pure io lo sono.

I miei preferiti sono, in ordine di importanza:
il filosofo (che lo e' per davvero), un tizio di mezza eta' professore di filosofia e giornalista sportivo per diletto. Quando parla ti attacca delle pippe eccezionali dove il calcio e la filosofia sono parte di uno stesso sistema cosmico che domina il mondo e ti spiega anche come Hegle (si scrivera' cosi'?) assomigliava a Sacchi e vice versa.
Il fiorista, o meglio il figlio del fiorista, quello che qualche anno fa menava la sorella in mezzo alla piazza e via la baraonda per un pomeriggio intero tra schiaffoni e bestemmie. Quello che parla a un tono decisamente superiore alla media. Ma e' un pezzo di pane.
I ragazzi di Adore' (il parrucchiere) a partire dal capo e sua moglie, una sfilata di giovani e giovanissimi in cerca di successo e fortuna. Con la bocca piana di sogni e di sindacati.
Quello tatuato, che non ho mai capito che faccia nella vita, ma l'e' semepr li. Grosso, tanto grosso, muscolo.
E poi una serie infinita di comparse, dai pensionati che giocano a carte nel retro e vari amici e professionisti della zona. Tutti con i loro modi, le loro abitudini e i loro segreti di pulcinella.

che bello!

Jun 21, 2009

Shambala

"Shambhala (scritto anche Shambala o Shamballa), nel buddhismo tibetano è un posto mitico situato in India secondo il Kalachakra Tantra o sotto la catena montuosa dell'Himalaya. Esso viene citato in vari testi antichi come il Kalachakra Tantra e gli antichi testi della cultura Zhang Zhung, precedente all'arrivo del buddhismo nel Tibet.

Shambhala (in tibetano bde 'byung) è un termine sanscrito che significa "luogo di pace/ tranquillità/felicità". Si dice che lo stesso Buddha abbia insegnato il Kalachakra su richiesta del re Suchandra di Shambhala: i suoi insegnamenti sarebbero conservati là. Shambhala sarebbe una società dove tutti gli abitanti sono illuminati, con al centro una capitale chiamata Kalapa. Una concezione alternativa associa Shambhala con l'impero di Sriwijaya dove il maestro buddhista Atisha fu allievo di Dharmakirti da cui ricevette l'iniziazione del Kalachakra. Secondo la leggenda nella città vi dimorerebbe il re del mondo, il quale ha controllo sul destino dell'umanità. Negli anni '40 una spedizione nazista, della famosa divisione occulta, si recò in Nepal alla ricerca di tale città." (da wikipedia)


Noi Shambala lo abbiamo trovato pero' in fondo a via Ripamonti, dietro il piazzale dove fa capolinea il 24, a 300 m dall'Istituto Europeo di Oncologia.

E' un regno in tutto e per tutto. C'e' un re, ci sono cavalieri e damigelle, cavalli e prati verdi, c'e' anche un castello con sale da pranzo e cuochi sopraffini.

A volte si passa la vita girando il mondo in cerca di quello che c'e' sotto casa, proprio come Shambla. La' dove non te lo aspetti, dietro grossi condominii popolari a lato della strada, sulla via che tutte le sere i nomadi percorrono per andare al loro accampamento, si' la' in mezzo a quattro fazzoletti di terra rubati alla citta' dove qualcuno prova a piantare quatto sementi noi abbiamo trovato la pace e la felicita'.

In un momento della vita difficile dove avevo fatica a vedere la luce del giorno il caso mi ha fatto ritrovare un vecchio compagno di scuola, ci ha fatto ritrovare, come 20 anni fa, con una passione in comune. Allora era il mare, oggi sono i cavalli.

Da principio abbiamo un po' forzato il rivedersi e il piacersi, ma poi con il passare delle stagioni, con il fiorire della primavera e i primi raggi caldi del sole anche la nostra amicizia si e' risvegliata.

Non so dove avrei potuto chiedere di piu', o a chi, a chissa' quale dio farlocco, a qualche stupida preghiera. Invece e' venuto da solo senza neanche che lo cercassi, e' venuto lui. Sorrido a raccontarlo: il "re del mondo" e' venuto da noi a donarci un suo cavallo, a insegnarci a sorridere ancora, a indicarci la via.

Ho passato alcuni mesi intontito dall'ebrezza, ho rivisto i miei figli gioire da dentro con gli occhi colmi di stupore e di amore.

Non so perche' sia successo, forse, come si dice, eravamo pronti.

May 7, 2009

Una Buca Profonda

Sono passati 8 mesi formalmente, ma solo formalmente perche' in verita' nella realta' dei fatti sono piu' di due anni.
Tutte le volte che mi e' parso in questo tempo di vedere la luce sopra di me o di intravedere una mano amica in verita' sprofondavo sempre piu' giu'. Piu' in fondo. E come 10 anni fa mi ritrovo giu' in fondo al buco.
E c'e' un'unica soluzione che conosco: chiudermi a riccio. Limitare i contatti col mondo esterno al minimo indispensabile per non morire e per mantenere una parvenza di normalita'. Quella normalita' che serve ai miei figli per non impazziare e continuare a credere nel loro papa'. Anche se poverini sono gia' molto provati.

E si perche' tutto e' li: nella "normalita'", nell'apparanza del normale, nella definizione del normale. E' li che ho sbagliato, e' li che mi sono ritrovato fuori, disadattato, messo a parte (da solo).

Da li, non so quando non so come, facendo mia una definizione di Cyrano (spiacere e' il mio piacere, io amo essere odiato) e' cominciata la lotta. La lotta per vivere in un mondo "normale" e allo stesso tempo cercare di far adattare le mie idee "hippy", schiacciarle e deformarle al fine di tenerle dentro, di farle sembrare accettabili e "normali", pure loro. Poverine.

Ormai non riconosco nemmeno piu' la mia voce al telefono, le parole che mi sento dire non mi appartengono piu'. Le due entita' che governano il mio mondo si sono scisse ormai unite solo da un flebile legame.
Non ci sono piu' amici, sempre che ce ne siano stati, sempre che non abbia ragione chi mi dice: "pirla guarda che tu amici non ne hai".
Spaurito mi guado in torno dentro la mia testa e cerco di vedere le persone che mi circondano e non le riconosco. Ancora una volta: "non so piu' se sono buoni o cattivi gli indiani".

Allora basta!
Chiusa la porta.
Tutti fuori.
Tutti.
Buoni e cattivi.

Me la cavo da solo. Propio come 10 anni fa. Quella volta ha funzionato deve funzionare ancora, ne sono convinto!!!

Tornero' presto... forse... o forse tardi... non mi aspettare in piedi.


Jan 31, 2009

Nebbia

La macchina procede piano, molto piano, la nebbia e' cosi' fitta che si stenta davvero a vedere il bordo della strada. Fuori fa freddo e mancano pochissimi giorni al Natale, ha nevicato un pochino e la campagna brianzola e' coperta di neve.
Intorno, quell'aria triste e malinconica che si diffonde tra gli scheletri degli alberi e le strisce di terra dei campi arati che spuntano dalle macchie bianche. La sera avanza e piano piano il bianco spesso diventa nero fitto.
In macchina mio padre e mia madre sono in silenzio, mio fratello guarda fuori dall'altro finestrino anche lui perso nei suoi pensieri.

Che bello!

E' un'emozione che ricordo vivissima e forte. dolce di felicita' immensa. La famiglia si riunisce per festeggiare il Natale, tutti insieme siamo tanti quasi una ventina, nonni, zii, cugini e parenti vari.
Ta solita tavolata viene imbandita e per diversi giorni la festa andra' avanti tra l'attesa dei regali, la sopresa, le risa la gioa e anche qualche litigio.

Che bello!

E' un ricordo bellissimo che ancora adesso mi rende felice, mi fa tornare voglia di essere bambino.
Lo ricordo di piu' in questo inverno in cui finalmente dopo tanti anni la nebbia e' tornata a Milano insieme alla neve.

Ma adesso non e' piu' lo stesso. Non c'e piu' quell'emozione. Non c'e' piu' quell'aria di festa in famiglia. Ci sono nuove emozioni, ma quelle no, sono finite.
Eppure rivedendo la nebbia, cosi' inaspettata, ritornano. Vive. Ancora vive.

Guardo i miei figli e per loro adesso nascono le stesse emozioni. Sono felici lo sento il natale. Gli piace lo vogliono, propio come noi volevamo il nostro. Anche per loro ci sono tavole imbandite e parenti festosi.

Anche per loro passera'. E ricorderanno. Forse anche la nebbia.