Oct 14, 2009
Il Re Rosso
Sep 30, 2009
Ricordi e Ritorni
Aug 12, 2009
Bar Grandi
Jun 21, 2009
Shambala
"Shambhala (scritto anche Shambala o Shamballa), nel buddhismo tibetano è un posto mitico situato in India secondo il Kalachakra Tantra o sotto la catena montuosa dell'Himalaya. Esso viene citato in vari testi antichi come il Kalachakra Tantra e gli antichi testi della cultura Zhang Zhung, precedente all'arrivo del buddhismo nel Tibet.
Shambhala (in tibetano bde 'byung) è un termine sanscrito che significa "luogo di pace/ tranquillità/felicità". Si dice che lo stesso Buddha abbia insegnato il Kalachakra su richiesta del re Suchandra di Shambhala: i suoi insegnamenti sarebbero conservati là. Shambhala sarebbe una società dove tutti gli abitanti sono illuminati, con al centro una capitale chiamata Kalapa. Una concezione alternativa associa Shambhala con l'impero di Sriwijaya dove il maestro buddhista Atisha fu allievo di Dharmakirti da cui ricevette l'iniziazione del Kalachakra. Secondo la leggenda nella città vi dimorerebbe il re del mondo, il quale ha controllo sul destino dell'umanità. Negli anni '40 una spedizione nazista, della famosa divisione occulta, si recò in Nepal alla ricerca di tale città." (da wikipedia)
Noi Shambala lo abbiamo trovato pero' in fondo a via Ripamonti, dietro il piazzale dove fa capolinea il 24, a 300 m dall'Istituto Europeo di Oncologia.
E' un regno in tutto e per tutto. C'e' un re, ci sono cavalieri e damigelle, cavalli e prati verdi, c'e' anche un castello con sale da pranzo e cuochi sopraffini.
A volte si passa la vita girando il mondo in cerca di quello che c'e' sotto casa, proprio come Shambla. La' dove non te lo aspetti, dietro grossi condominii popolari a lato della strada, sulla via che tutte le sere i nomadi percorrono per andare al loro accampamento, si' la' in mezzo a quattro fazzoletti di terra rubati alla citta' dove qualcuno prova a piantare quatto sementi noi abbiamo trovato la pace e la felicita'.
In un momento della vita difficile dove avevo fatica a vedere la luce del giorno il caso mi ha fatto ritrovare un vecchio compagno di scuola, ci ha fatto ritrovare, come 20 anni fa, con una passione in comune. Allora era il mare, oggi sono i cavalli.
Da principio abbiamo un po' forzato il rivedersi e il piacersi, ma poi con il passare delle stagioni, con il fiorire della primavera e i primi raggi caldi del sole anche la nostra amicizia si e' risvegliata.
Non so dove avrei potuto chiedere di piu', o a chi, a chissa' quale dio farlocco, a qualche stupida preghiera. Invece e' venuto da solo senza neanche che lo cercassi, e' venuto lui. Sorrido a raccontarlo: il "re del mondo" e' venuto da noi a donarci un suo cavallo, a insegnarci a sorridere ancora, a indicarci la via.
Ho passato alcuni mesi intontito dall'ebrezza, ho rivisto i miei figli gioire da dentro con gli occhi colmi di stupore e di amore.
Non so perche' sia successo, forse, come si dice, eravamo pronti.
May 7, 2009
Una Buca Profonda
Tutte le volte che mi e' parso in questo tempo di vedere la luce sopra di me o di intravedere una mano amica in verita' sprofondavo sempre piu' giu'. Piu' in fondo. E come 10 anni fa mi ritrovo giu' in fondo al buco.
E c'e' un'unica soluzione che conosco: chiudermi a riccio. Limitare i contatti col mondo esterno al minimo indispensabile per non morire e per mantenere una parvenza di normalita'. Quella normalita' che serve ai miei figli per non impazziare e continuare a credere nel loro papa'. Anche se poverini sono gia' molto provati.
E si perche' tutto e' li: nella "normalita'", nell'apparanza del normale, nella definizione del normale. E' li che ho sbagliato, e' li che mi sono ritrovato fuori, disadattato, messo a parte (da solo).
Da li, non so quando non so come, facendo mia una definizione di Cyrano (spiacere e' il mio piacere, io amo essere odiato) e' cominciata la lotta. La lotta per vivere in un mondo "normale" e allo stesso tempo cercare di far adattare le mie idee "hippy", schiacciarle e deformarle al fine di tenerle dentro, di farle sembrare accettabili e "normali", pure loro. Poverine.
Ormai non riconosco nemmeno piu' la mia voce al telefono, le parole che mi sento dire non mi appartengono piu'. Le due entita' che governano il mio mondo si sono scisse ormai unite solo da un flebile legame.
Non ci sono piu' amici, sempre che ce ne siano stati, sempre che non abbia ragione chi mi dice: "pirla guarda che tu amici non ne hai".
Spaurito mi guado in torno dentro la mia testa e cerco di vedere le persone che mi circondano e non le riconosco. Ancora una volta: "non so piu' se sono buoni o cattivi gli indiani".
Allora basta!
Chiusa la porta.
Tutti fuori.
Tutti.
Buoni e cattivi.
Me la cavo da solo. Propio come 10 anni fa. Quella volta ha funzionato deve funzionare ancora, ne sono convinto!!!
Tornero' presto... forse... o forse tardi... non mi aspettare in piedi.
Jan 31, 2009
Nebbia
Intorno, quell'aria triste e malinconica che si diffonde tra gli scheletri degli alberi e le strisce di terra dei campi arati che spuntano dalle macchie bianche. La sera avanza e piano piano il bianco spesso diventa nero fitto.
In macchina mio padre e mia madre sono in silenzio, mio fratello guarda fuori dall'altro finestrino anche lui perso nei suoi pensieri.
Che bello!
E' un'emozione che ricordo vivissima e forte. dolce di felicita' immensa. La famiglia si riunisce per festeggiare il Natale, tutti insieme siamo tanti quasi una ventina, nonni, zii, cugini e parenti vari.
Ta solita tavolata viene imbandita e per diversi giorni la festa andra' avanti tra l'attesa dei regali, la sopresa, le risa la gioa e anche qualche litigio.
Che bello!
E' un ricordo bellissimo che ancora adesso mi rende felice, mi fa tornare voglia di essere bambino.
Lo ricordo di piu' in questo inverno in cui finalmente dopo tanti anni la nebbia e' tornata a Milano insieme alla neve.
Ma adesso non e' piu' lo stesso. Non c'e piu' quell'emozione. Non c'e' piu' quell'aria di festa in famiglia. Ci sono nuove emozioni, ma quelle no, sono finite.
Eppure rivedendo la nebbia, cosi' inaspettata, ritornano. Vive. Ancora vive.
Guardo i miei figli e per loro adesso nascono le stesse emozioni. Sono felici lo sento il natale. Gli piace lo vogliono, propio come noi volevamo il nostro. Anche per loro ci sono tavole imbandite e parenti festosi.
Anche per loro passera'. E ricorderanno. Forse anche la nebbia.